Funerale Olandese: un grosso grasso shock culturale

“Per chi è qui?” chiede l’uomo, decisamente magro ed elegante, all’ingresso del crematorio. Aveva quello che si dice il ‘physique du role’.

Chiameremo l’amico che ci ha lasciato semplicemente “Mr D.”.

Seguo le indicazioni ed entro in una grande stanza, decorata con colonne ed una parete dipinta per dare l’importanza di un luogo sacro senza esserlo minimamente.

La stanza è piena di gente e la prima cosa che noto sono la bara di legno chiaro ed una TV che mostra il suo nome seguito da un punto esclamativo, “D.!” che si alterna con foto che lo ritraggono.

Subito dopo noto una flebile voce che dice qualcosa in Olandese. È la sorella, mi dicono, e sta raccontando di lui.

Dopo di lei, diversi amici e famigliari si alternano al microfono, con discorsi preparati su pezzi di carta volanti.

Non riesco a capire molto, ma dove non arrivano le mie language skills contribuisce l’immaginazione.

Condividono aneddoti, storie, pezzi di una vita vissuta che si è interrotta presto, a 52 anni, dopo una notte a ballar Salsa.

Momenti molto commoventi e di ilarità si alternato: “Era sempre in ritardo!” – dice la sorella – “e non di poco, ma molto in ritardo!”. Tutti ridono, perchè tutti i presenti conoscevano Mr D.

“Amava mangiare bene e bere bene” dice un amico, ricordando come usava il BBQ per massimizzare i risultati minimizzando gli sforzi.

Dai racconti emerge chiamamente che a Mr D. piacevano il mangiare, il bere e le donne.
Amen.
Il funerale non è un tentativo di onorare i comportamenti socialmente accettati, ma ricordi genuini di un amico da parte dei suoi amici.

Un uomo inizia il suo discorso con un “Godverdomme!”, un’espressione colorata definita “la peggior imprecazione in Olandese e la prima parola che si impara quando si arriva in Olanda” e che è l’equivalente di un nostro porcone.

Ogni tanto, uno dei gruppi musicali in cui Mr D. suonava si raccoglie per suonare un pezzo.
Diverse persone ricordano la sua ex fidanzata Cubana, e i suoi tanti viaggi a Cuba.

Mr D. è stato un fotografo professionista per anni, fino a quando decise di smettere e piazzare tutte le sue foto nel sottotetto.

Una volta mi raccontò di essere stato in Colombia 25 anni fa, quando la Colombia era davvero pericolosa. Come me, attraversò lo stretto di Darien da Panama alla Colombia. A differenza mia però, arrivò a Turbo; un piccolo villaggio che Lonely Planet consiglia di lasciare a velocità turbo.
Il sindaco chiese di vederlo: “Sei un fotografo? Abbiamo trovato 4 corpi senza testa, puoi fare qualche foto per la polizia?”.

Sicuramente la sua storia ha inspirato il mio viaggio in Colombia (evitando Turbo).

Un’altra risata, un’altra lacrima, uno show di un gruppo di percussioni Brasiliane di cui faceva parte, e la madre che ringrazia tutti i presenti. È toccante vedere entrambe i genitori presenti al funerale del figlio.

Le porte si aprono, e tutti possono uscire passando vicino alla bara per l’ultimo saluto prima che il corpo di Mr D. venga cremato (solo i famigliari stretti assistono alla cremazione).

Ci incontriamo all’esterno e condivido lo shock culturale del mio primo funerale Olandese. Mi mettono in guardia: “non sono tutti così, questo è stato molto bello!”. “Ẽ stato leggero e divertente”.
Un amico dice una grande verità: “Lo conosco più ora che una settimana fa”.

Il funerale Olandese mi sembra l’ultima occasione, l’ultima opportunità di conoscere qualcuno e di ricordarlo tutti insieme con le sue buone e cattive abitudini.

Ma cosa ne so di funerali io? Essendo emigrato in Olanda, non ho potuto essere presente a diversi funerali di famiglia.
Ma ricordo i funerali Italiani come il momento più triste, sotto la guida di un prete, in una chiesa severa, circondato da gente triste, c’è poco da ridere!

Ma torniamo al funerale Olandese perchè il meglio sta per arrivare.

Siamo andati tutti insieme al pub. Sì, al pub!
A Mr D. piaceva bere e godersi la vita, giusto? E quindi lo ricorderemo con un brindisi.

Entro nel pub e trovo un grande cartello: “Mr D.” con una freccia che punta a destra. La seguo e quando entro in una grande stanza piena di gente, un cameriere mi chiede “wat wilt u drinken?” (un formale “cosa vuole bere?”) da dietro un tavolo pieno di tazze di caffè e bicchieri di vino.
Un buffet con panini (Olandesi) ci attendeva in un lato della stanza.

Il trucco, ho scoperto presto, è di partire ordinando un caffè, così da non sembrare un alcolizzato che aspettava solo quel momento.

Stavo parlando di quanto diversi sono i funerali Italiani quando un amico musicista mi confida: “Il funerale di mio padre è stato belissimo. Ci siamo divertiti tanto con la famiglia, bevendo e raccontando storie su di lui. È stato fantastico!.

Ma ti immagini? Io non giudico. Capisco l’effetto che mi fa perchè sono cresciuto in una cultura dove la morte è vista come una sconfitta, una disgrazia e qualcosa in cui la disperazione dimostra quando il defunto era apprezzato. Tipo le vedove in sud Italia che si vestono in nero per anni, o per il resto della loro vita, indicando che hanno perso il marito.

Ed io ero lì, guardando i genitori del mio defunto amico ballare Salsa. Già, perchè a Mr D. piaceva suonare e ballare quindi al suo funeral-party il DJ attacca con la Salsazza.

All’improvviso un tizio urla “attenzione per favore!” con uno stivale in mano. Uno stivale di plastica colorata che, con mia grande sorpresa, verrà usato per raccogliere soldi per aiutare la famiglia a pagare il conto.

Parlo con la cantante di una band che cerca un nuovo conguero (proprio quello che cercavo), e già che ci siamo ci balliamo pure un paio di canzoni. Alla fine ci scambiamo i contatti e filosofeggiamo sulla vita e la sua assenza, praticamente ubriachi.

E parlando di assenza, è stato davvero strano riunirsi col gruppo a suonare, il martedì dopo, senza avere Mr D. seduto al mio fianco a suonaI momenti di networking non sono mancati. re la campana e i bonghi come suo solito…

Doei Doei Diederik.

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Daniele Besana

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