Intervista a Viola, da un anno in Olanda per un Dottorato di Ricerca

Ho intervistato Viola, 28 anni, originaria di Pavia. Viola è in Olanda da un anno in un paesotto universitario che si chiama Wageningen.

Ci racconta la sua storia, la storia di una universitaria a cui viene offerta l’occasione di un dottorato in Olanda.

Ci racconta come l’università l’ha aiutata nel trasferimento, le difficoltà, le differenze con il sistema universitario Italiano, e come ha migliorato il suo Olandese 🙂

 

Intervista

Ecco la nostra mezz’oretta di chiacchierata:

 

Trascrizione

Daniele [00:00] Ciao Viola. Grazie per aver raccolto il mio invito a farci questa chiacchierata.

Viola [00:05] Ciao Daniele. Io sono molto contenta di essere qui.

Daniele [00:07] Ok. Allora, iniziamo, se puoi raccontare brevemente un attimo la tua storia, come mai sei finita ad Amsterdam? E da dove sei partita, ecco?

Viola [00:12] Io sono di Pavia, ho sempre abitato vicino a Milano. Sono laureata in biotecnologie. Trovare lavoro in Italia nel mio campo, nonostante il 110, nonostante gli impegni è risultato difficile. Alla fine sono finita a fare insomma dei lavoretti. Poi, a metà del… alla fine del 2014, in quella che si chiama Efsa che è l’autorità europea per la sicurezza alimentare, che è sostanzialmente l’organo europeo che, appunto, è deputato a controllare e autorizzare i prodotti alimentari e destinati agli animali che vengono commercializzati in Europa. Questo organo si trova a Parma. Sono stata assunta per un anno, come tirocinante, lì a Parma, nell’unità degli organismi geneticamente modificati.

Viola [01:16] Ho svolto il mio ambiservizio lì e, tramite contatti, mi hanno indirizzato a una ricercatrice qui a Wageningen che lavora sugli stessi temi, ma nell’ambito della ricerca. In Efsa invece, in ambito legislativo. Quindi, tramite contatti, mi sono sentita con questa ricercatrice. C’era la possibilità di una borsa di dottorato. Ho dovuto superare naturalmente alcuni test, hanno provato che le mie conoscenze fossero sufficienti (penso ci fossero anche altri candidati in lizza per questo posto) e alla fine hanno scelto me.

E quindi, mi hanno detto a febbraio: “Viola, a marzo vuoi venire a lavorare a Wageningen?”.

Io gli ho detto: “Si!”. Panico! Ok! Non so neanche dove sta sulla mappa!

Viola [02:14] No, ero venuta qua per un colloquio a dicembre, però, insomma, questo posto è un po’ isolato, completamente ho cambiato vita. Quindi mi sono ritrovata qua a marzo dell’anno scorso, dove ho cominciato il mio dottorato di ricerca, nell’ambito sempre della ricerca sulla sicurezza alimentare, nell’ambito degli OGM. Mi sono trovata in questo paesino, sperso nelle campagne olandesi, dove ho ricominciato completamente da capo la mia vita.

Daniele [02:49] Ok, quindi possiamo dire che tu non hai scelto l’Olanda. E’ l’Olanda che ha scelto te!

Viola [02:52] E’ l’Olanda che ha scelto me! Esatto!

Daniele [02:54] Ti è capitata questa occasione, attraverso i contatti che avevi in università, e hai avuto questa opportunità di fare un dottorato di ricerca. Ti hanno proposto delle altre nazioni?

Viola [03:04] No. Penso che il mio capo all’Efsa collaborasse molto con questa ricercatrice e, insomma, anche a lei sarebbe piaciuto che io facessi il dottorato per completare la mia formazione. Io sono stata molto contenta di aver ricevuto questa opportunità. Il dottorato è una cosa che non avevo mai pensato di fare, invece eccomi qua!

Daniele [03:35] Ok. Quindi, l’università ti ha detto: “Bene, adesso, il mese prossimo, tu sei a Wageningen a fare il dottorato.”

Viola [03:40] Si.

Daniele [03:41] A quel punto lì, come è stato per te il trasferimento e ti hanno aiutato in qualche modo?

Viola [03:48] Ho ricevuto molto supporto dall’università che mi ha messo subito in contatto con le segretarie, che erano addette a tutta la burocrazia, e con un centro che è all’interno del campus, che si chiama Expat Center, quindi il centro per gli espatriati, dove mi hanno chiesto tutta una serie di documenti per accertare la mia identità, ecc. In modo tale che, appena arrivata qua, pochi giorni prima di iniziare il mio dottorato, il 23 di febbraio, io avvessi già in mano il mio BSN. Dentro all’ufficio per gli espatriati, c’è una specie di sede distaccata del Comune.

Daniele [04:32] Ok. Un attimo. Ricordo sempre, il BSN, per chi non lo sa, è l’equivalente del nostro codice fiscale, quindi è il documento che serve per aprire poi il conto corrente e fare, diciamo, qualunque cosa qui in Olanda.

Viola [04:46] L’università è molto organizzata perché sostanzialmente è grossa come il paese dove abito, quindi con gli anni si sono organizzati per accogliere al meglio gli studenti stranieri, che rappresentano la grande percentuale degli studenti qui a Wageningen. C’è questo, appunto, piccolo ufficio che viene usato qualche giorno a settimana dai dipendenti del Comune per produrre i documenti necessari. All’inizio non avevo neanche una stanza, però sono stata indirizzata verso un sito internet che si occupa di tutte le case per gli studenti, gli alloggi per gli studenti in città, però ho dovuto aspettare qualche giorno per avere la mia stanza. Poi, alla fine, ho dovuto trasferire, quindi, il mio indirizzo da quello fittizio dell’università, a quello effettivo della mia stanza. E’ stata una cosa abbastanza semplice.

Daniele [05:42] Quindi all’inizio, tu, quando hai ottenuto appunto questo BSN, avevi dato come indirizzo quello dell’università.

Viola [05:49] Si. Loro sono già attrezzati perché molto spesso i ragazzi non hanno ancora casa, quindi possono avere come indirizzo fittizio quello dell’università, fino ad una quindicina di giorni. Poi devono cambiarlo e dare l’indirizzo del loro alloggio.

Daniele [06:07] Hai detto che c’è un sito che aiuta gli studenti–

Viola [06:11] Si.

Daniele [06:11] –a trovare casa. E’ un sito solo per quell’università o puoi dire qual è?

Viola [06:18] E’ un sito generale, adesso non mi… mi sembra si chiami Idealis, che dovrebbe essere una compagnia che gestisce case per gli studenti penso un po’ in tutta l’Olanda. Però, qui a Wageningen, visto che il posto è molto molto piccolo, sostanzialmente gestisce tutti gli alloggi disponibili per gli studenti, che non siano privati. Quindi tramite questo sito e tramite, diciamo, un po’ di mail in cui li ho incoraggiati, dicendogli: “Ho un mese per arrivare. Sono uno studente di dottorato quindi non sono uno studente… cioè ho uno status diverso dallo studente normale. Per favore, aiutatemi a trovare un alloggio”, sono riuscita a trovare quello che qui viene definito un self-contained room, quindi una stanza di più o meno 16 metri quadri, in cui ho il cucinino e il bagno privato. Poi condivido, con il resto degli alloggi nello studentato, solo la lavanderia.

Daniele [07:13] Ok. Tu come mai hai deciso di usare un alloggio studente rispetto ad alloggi privati, cioè hai dovuto fare delle scelte o ti ha indirizzato l’università?

Viola [07:21] L’università mi ha indirizzato verso questo tipo di alloggi, ma gli affitti in questo paese sono molto molto cari, si parla di almeno 700 euro per una casa, penso, di 50 metri quadri. Ok, niente di comparabile ad Amsterdam, per l’amor del cielo, però, per il posto in cui mi trovo, che è veramente in mezzo al nulla, mal collegato, sono prezzi molto alti; e quindi, alla fine, ho preferito non condividere l’appartamento con nessun altro. Questa mia scelta mi ha indirizzato verso questa possibilità.

Daniele [08:05] Ok. Quindi, arrivi a Wageningen e inizi il tuo dottorato di ricerca. Una cosa che incuriosisce: quali sono le differenze che hai notato tra l’università italiana e l’università olandese?

Viola [08:21] Le differenze sono tantissime. Innanzitutto, confrontandomi con i miei amici italiani che stanno facendo dottorato, la prima cosa che vedi è che vieni pagato come minimo il doppio. Parti con già un portafoglio molto più abbondante, quindi questa è già la prima differenza. Qui, la vita comunque è un po’ più cara rispetto all’Italia, quindi sono paragoni un po’ difficili da fare, però già questo è tanto. Poi, la mia università è un’università tutta incentrata sull’agricoltura. E’ classificata, penso, tra le prime al mondo in questo campo, quindi è assolutamente internazionale. Trovi… mi sembra, quando ho fatto i primi giorni l’orientamento, che è il posto con più etnie dell’Olanda, addirittura più di Amsterdam!

Daniele [09:16] Ok! Mi pare Amsterdam fosse… qualche anno fa era uscito un articolo, in cui dicevano che c’erano 160 nazionalità diverse. Era più internazionale di New York!

Viola [09:26] Penso che comunque anche qua siamo su questi numeri, in effetti. Comunque, diciamo, rispetto ai chilometri quadrati, di sicuro! Quindi, il campus è completamente internazionale. Poi, vedi che sono molto organizzati, ti sanno indirizzare molto bene, però non ho veramente un metro di paragone con quello che può essere un dottorato in Italia. So che qua ti chiedono di produrre quattro o cinque articoli che devono essere pubblicati su riviste scientifiche per poterti, diciamo, dottorare. Pretendono molto, però sono… hanno anche… cioè devo dire che… non saprei darti altre differenze con l’Italia. Beh, sicuramente i fondi! I fondi che ha questa università, un’università italiana se li scorda!

Viola [10:16] Parlando di riunioni, si parla di acquistare nuove strumentazioni quasi sempre, di provare nuove tecniche, di comprare attrezzature, di espandersi, di fare progetti internazionali, come se si parlasse quasi… non dico di bruscolini, però in una maniera che in un’università italiana ci sogniamo completamente.

Daniele [10:42] Poi ti spiego perché te lo chiedo, ma come ti son sembrati i professori universitari olandesi rispetto a professori universitari italiani? Se sono più approcciabili o come si pongono rispetto agli studenti?

Viola [10:56] Diciamo che io non ho avuto molti contatti con i professori, perché ho fatto qualche corso, ma tenuto non sempre da professori, ma spesso anche da gente esterna. Comunque, ho collaborato con qualche professore, comunque anche con il mio capo stesso che è una ricercatrice, con il capo dell’unità, con il capo dell’istituto. A tutte queste persone tu puoi dare del tu. La gerarchia è qualcosa che gli olandesi veramente mal sopportano. Ed è difficile arrivare dal “Signor Professore come sta?”, ecc. al “Come stai?”, “Come va la giornata?”, “Allora? I figli?”. E’ una mentalità un po’ diversa, ma l’apprezzo molto. Però, non faccio molta vita universitaria, perché sono in un istituto di ricerca e quindi sono un po’ più staccata rispetto a quella che è la vita universitaria.

Viola [11:58] Però, tutte le persone sono approcciabili, sono disponibili e sono aperte. Volendo, stanno anche molto a sentire il tuo parere, quindi non posso lamentarmi assolutamente da questo punto di vista.

Daniele [12:15] Te lo chiesto perché qualche anno fa, io mi diletto suonando percussioni, mi piace molto la musica latina, e sono finito a suonare in una piccola band a Utrecht–

Viola [12:24] Ok.

Daniele [12:25] —e ho scoperto che metà di loro erano professori universitari!

Viola [12:30] Davvero?

Daniele [12:31] Però erano proprio queste persone… cioè non l’avrei mai detto che erano lì, coi sandali, insomma, tutti, appunto, molto approcciabili, e io avevo questa idea del professore universitario italiano che è questo luminare irraggiungibile, che gli devi dare del voi; invece, noi regolarmente ci facevamo una birra insieme dopo aver suonato, cioè ho avuto l’impressione, come un po’ tutto qui in Olanda, appunto come dicevi tu, non ci sono tante gerarchie, in generale è tutto abbastanza piatto, ecco–

Viola [13:05] Informale!

Daniele [13:06] E’ informale, si, si.

Viola [13:09] Devo dire che io vengo da un corso di laurea magistrale a Pavia dove eravamo pochi, eravamo una decina, quindi anche lì, la gerarchia rispetto alla triennale dove magari hai 150 persone in corso, si era molto ridotta. Tutti i professori sono diventati più approcciabili e disponibili, però, qui, è sicuramente, completamente un’altra mentalità generale.

Daniele [13:35] Vieni spesso ad Amsterdam?

Viola [13:37] Ad Amsterdam non ci vengo spessissimo. Penso che ci verrò, alla fine, una volta ogni due mesi, più o meno, e quindi non dico che la vivo ancora da turista, perché adesso riesco comunque a girarmi un po’ di più, però rimango alla fine sempre nel circuito del centro. A meno che debba andare in posti particolari per qualche iniziativa.

Daniele [14:04] Come vivi o come senti la differenza fra Amsterdam, per quello che vedi un po’ con approccio un po’ turistico, e Wageningen che in un certo senso è la vera Olanda cioè, perché Amsterdam alla fine–

Viola [14:19] Amsterdam non è la vera Olanda!

Daniele [14:20] Non è la vera Olanda, appunto!

Viola [14:22] Ma neanche Wageningen, devo dire, è la vera Olanda, perché, essendo un posto così internazionale, avendo così tanti studenti che sono il motore principale di questa città, è ancora un po’ un misto. Però devo dire che Amsterdam, per me che arrivo con la stazione dei treni, arrivo fuori dalla stazione, ci sono i tram che mi sbarrano la strada da una parte, le macchine dall’altra, le biciclette dall’altra, per me, è ancora un po’ caotico come posto. Molto “città” che vuole rimanere olandese, ma non può rimanere olandese, perché è piena di turisti che la sommergono; quindi, hai le biciclette che ti tagliano la strada a 120 all’ora, poi ci sono tutti i tram, i pedoni… insomma, la vedo molto caotica. La parte centrale dove rimani quando vai a fare un giro per negozi o per musei, mettiamola così!

Daniele [15:22] Adesso, se guardi indietro ai primi mesi, quale è stata per te la difficoltà più grossa.

Viola [15:31] La difficoltà più grossa è stata, in generale, il passare da “ho una serie di amici, contatti, network, familiari su cui posso sempre contare”, a non avere nessuno, quindi essere da sola qua e non avere nessuno su cui contare. Poi appunto, vivendo in questo paesino che mi sta un po’ stretto, ho dovuto un attimo farci l’abitudine. Però, è stata una cosa che è durata qualche mese, un po’ di alti e bassi, però poi alla fine, sono riuscita a costruirmi una rete di amici, adesso ho anche un ragazzo olandese, quindi le cose stanno andando molto meglio. I falsi amici è stata anche una cosa molto complicata, perché lavoro in un istituto, dove la maggior parte sono genitori o addirittura nonni con bambini, nipotini. I giovani non sono tantissimi e comunque ognuno è abbastanza concentrato sul suo lavoro, quindi creare poi una rete di contatti non è facilissimo. Però, vabbè con calma si fa tutto.

Daniele [16:43] Ok. Con calma, però come ti sei creata poi un giro di amici, magari hai qualche consiglio o cosa che ha funzionato per te.

Viola [16:52] Io all’inizio non ho voluto appoggiarmi alla rete di italiani locale perché volevo crearmi un giro locale di olandesi o di persone internazionali per, diciamo, uscire un po’ dal provincialismo e dal campanilismo.

Daniele [17:11] Ti capisco perfettamente!

Viola [17:12] Grazie!

Daniele [17:14] Perché, anche… un attimo, una parentesi. In realtà è molto facile uscire con italiani perché hai la stessa cultura… cioè, è più facile da un certo punto di vista, però poi ti sembra di non esserti mai spostato dall’Italia. Almeno, la mia impressione era stata quella all’inizio, per cui anch’io cercavo un po’ di evitarli, anche se poi negli anni i miei migliori amici qua sono italiani.

Viola [17:40] Beh, si.

Daniele [17:42] Poi c’è tutta questa curiosità di provare culture nuove e magari se esci con italiani si parla sempre di: “Dov’è la pizza più buona?”,” Dov’è che andiamo a bere il caffè espresso?”.

Viola [17:54] Devo dire che concordo con la tua visione. Io all’inizio sono riuscita a costruire un giro di amici tramite un mio collega, che siamo praticamente coetanei, olandese, mi ha inserito nel suo giro di amicizie e loro sono i miei amici principali. Poi, non è che ho evitato gli italiani perché qui… anzi, all’inizio loro… ho trovato degli italiani che però, erano qua solo per pochi mesi. Quindi è stato un po’ difficile perché mi trovavo bene con certe persone, poi dopo un mese, due, tornavano a casa… è sempre un po’ un via vai. E’ per questo che preferisco… cioè adoro le persone che ho incontrato, sono persone importantissime per me, ci sentiamo ancora anche se non sono più qua, però sono persone che vanno e vengono. Stanno solo pochi mesi per la ricerca e poi tu sei di nuovo da capo.

Viola [18:52] Quindi, tramite anche amici italiani, ho trovato altri ragazzi olandesi e il gruppo si è un po’ espanso. Però, insomma, è un po’ un misto! Bisogna avere un po’ un equilibrio. Non è che per forza gli italiani vanno evitati come la peste, per l’amor del cielo, però è un po’ un equilibrio. Dipende anche poi dagli obiettivi che uno si pone.

Daniele [19:17] Domanda di rito: quali sono le tre cose che ti piacciono di più dell’Olanda?

Viola [19:21] Le tre cose che mi piacciono di più dell’Olanda sono: la schiettezza degli olandesi, perché sai sempre quello che pensano. Mi piace molto la campagna olandese, sempre verde con questi campi enormi con una mucchina, un cavallino… vivo in campagna quindi mi godo quello che c’è. Mi piace il ritmo della vita perché tutti la prendono abbastanza rilassata.

Daniele [19:57] L’equilibrio fra vita lavorativa e vita personale è fantastico!

Viola [20:02] Molto buono.

Daniele [20:03] Si. Invece, le tre cose che non ti piacciono dell’Olanda? Se ci sono.

Viola [20:11] Ci sono, ci sono! I negozi chiudono alle 6 e per me, che finisco di lavorare alle 5, 5 e mezza, diventa complicato andare per negozi e godermi anche un po’ la città o il paese dove vivo. Poi, il fatto che gli olandesi siano un po’ chiusi, quindi è un po’ difficile arrivare ad avere un contatto con loro; però, quando alla fine rientri nel loro gruppo, sei parte del gruppo.

Daniele [20:43] A me sembra che è facile avere la prima interazione, cioè puoi parlare con tutti, però poi  per diventare, per essere un po’ più amici stretti allora diventa molto difficile. E’ quello che intendi tu?

Viola [20:57] Bisogna lavorare per diventare amici stretti. Sono persone riservate alla fine, quindi sono… volentieri ti aiutano, volentieri fanno due chiacchiere con te, ma avere un rapporto di amicizia è una cosa più complicata.

Cos’altro non mi piace? Che insomma, la vita è un po’ cara però, insomma, alla fine… queste diciamo sono le cose principali; e appunto, il fatto che viva in un paesino molto piccolo di campagna, mal collegato, questa non è una cosa sull’Olanda in generale, ma più un fatto personale.

Daniele [21:35] Pensi di fermarti qui per quanto tempo? Dopo il dottorato hai già dei programmi?

Viola [21:42] Ah no. Sono una persona che non si fa più programmi nella vita perché le sorprese mi hanno sempre colta dietro l’angolo. Avevo programmi completamente diversi nella mia vita e nessuno di questi si è avverato e quindi, vedrò poi alla fine cosa capiterà e cosa mi succederà. Per adesso, preferisco non fare programmi. In ogni caso, questo è un bel posto dove vivere. Ah si, una cosa che non mi piace è la sanità! Questo assolutamente. Perché sono molto molto sbrigativi!

Daniele [22:16] Spiega, spiega!

Viola [22:19] Ad esempio. Vabbè, io sono una persona che va dal dottore, per una serie di cose, abbastanza spesso e qui ti danno degli appuntamenti di 10 minuti. Praticamente ti mandano a casa col Paracetamolo, se ti va bene, sennò guarisce da solo. All’inizio, col cambio di clima e tutto quanto, ho avuto un po’ di raffreddore, un po’ di cose così, va bene che non mi abbiamo dato gli antibiotici, per l’amor del cielo, ma non senti che veramente ti stiamo considerando e stiamo considerando il tuo problema. Oppure, ho avuto degli altri problemi minori, assolutamente niente di operabile, o di “sto per morire”, però dei problemi minori che mi hanno causato qualche fastidio; sono andata a farmi visitare in ospedale da esperti, che però non hanno… mi hanno visitato molto bene, in tempi assolutamente fantastici.

Viola [23:17] Ho fatto degli esami, che in Italia ci vorrebbero mesi, in neanche un mese. Sono molto organizzati, perché: ok, vieni qua, fai presto, però mezz’ora prima fai quest’altra cosa e poi ci vediamo quando dice il medico; il medico ti dice cosa fare, ok. Tu ricevi una lettera a casa che ti da l’appuntamento per quel giorno (e quel giorno era tipo 15 giorni dopo) e poi finisce tutto e con quella lettera lì, hai anche automaticamente l’appuntamento col medico. Una cosa che in Italia non esiste assolutamente. Sono molto interconnessi.

Daniele [23:50] E’ vero!

Viola [23:51] Poi alla fine, hanno identificato un po’ quello che poteva essere il mio disturbo, ma m’han detto: “Tientelo”.

Sono tornata in Italia, mi son fatta vedere da… comunque sono andata da chi sapevo potesse risolvere il mio problema, e il mio problema l’hanno trattato in modo completamente diverso, facendo indagini su quelle che erano anche un po’ le cause. Quindi, ogni tanto torno in Italia e mi faccio consigliare da amici medici, un po’.

Daniele [24:31] Per me, è perché siamo proprio abituati… cioè sono 2 sistemi completamente opposti. In Italia, vai dal dottore e magari ti da un sacco di esami, cose da controllare, anche magari quando non è veramente necessario. Invece, qua è l’opposto. Tendono a non farti far niente, perché comunque statisticamente, alla fine, cioè, se guardi la statistica, ha senso come fanno qua. Però, una persona che ha un problema o un paziente… arrivando dal sistema Italia, anch’io mi sentivo non considerato, col dottore che una volta mi aveva chiesto: “Cosa si aspettava venendo qui?”.

Ho detto: “Beh, mi aspettavo di essere visitato e curato!”.

Viola [25:19] E ti ha spedito a casa col Paracetamolo!

Daniele [25:22] Si! La famosa: “Prenda il Paracetamolo e torni fra 2 settimane se il problema c’è ancora”. Questa è un po’ la risposta-barzelletta che si riceve, si. Per ultima cosa: se tu hai dei consigli per persone che vogliono trasferirsi, magari persone che, come te, sono nell’ambiente universitario e hanno un’opportunità di venire qui.

Viola [25:51] Essendo io passata per  vie un po’ diverse rispetto a chi parte all’avventura e viene qua per cercare lavoro (ma io il lavoro l’avevo già quando sono arrivata), il mio consiglio è di cercare di approcciare gli olandesi perché, con calma, si riescono ad approcciare, sono persone aperte, organizzate, schiette, sono persone su cui si può anche contare, quindi cercate di approcciare gli olandesi. Se volete, cercate di approcciare la lingua, ma se uno rimane nel sistema universitario, l’uso della lingua alla fine è marginale, quindi… partire magari con un buon inglese, se non lo si ha già e cercare di migliorarlo. Cos’altro posso dire? Cercare di godersi la vita, i ritmi di vita che sono completamente diversi rispetto a chi viene ad esempio, come me, da Pavia o da Milano, dove i ritmi sono un po’ più serrati.

Viola [26:53] Prendersela con calma. Cercare di godersi l’esperienza perché è un bel paese, si vive bene, la qualità della vita è molto alta e quindi bisogna saper prendere il meglio.

Daniele [27:05] Quindi, mi viene da chiedere, com’è il tuo olandese, dopo dieci mesi?

Viola [27:10] Il mio olandese è assolutamente base. Non l’ho migliorato moltissimo. Adesso sto cominciando a migliorarlo un po’ di più perché da qualche mese ho conosciuto, appunto, questo ragazzo olandese, il mio ragazzo attuale e quindi, lui sta cercando di imparare un po’ l’italiano, io sto cercando di imparare un po’ l’olandese, diciamo, che assieme stiamo facendo un po’ di Duolingo assieme. Se non ci fosse lui, diciamo, come motivazione, alla fine, non avrei molto perché comunque, con i traduttori riesci a tradurre abbastanza i documenti oppure vai dal tuo collega, ti fai aiutare, te la cavi anche senza l’olandese, si, cerchi di capirlo, almeno per leggersi le bollette, diciamo. Sto cercando un pochino di migliorare, ma sono a livello ancora molto molto basilare.

Viola [28:03] Penso che prossimamente la mia università mi finanzierà un corso di olandese e non vedo l’ora di cominciare, perché gli olandesi amano molto parlare l’olandese; quindi, se si è in un gruppo con soli olandesi, alla fine, tutti avranno l’esperienza in cui, c’è un momento in cui tutti parlano tra di loro e tu sei l’unico escluso. E’ un’esperienza molto comune, non vi abbattete, anzi ditegli: “Per favore, tornate a parlare in inglese perché sennò non capisco niente”.

Loro non si offendono e voi non dovete offendervi a chiederlo. Quindi, insomma, per integrarsi un po’ di più l’olandese serve. Se invece si vuole vivere in un ambiente più internazionale, non è necessario insomma.

Daniele [28:52] Tu come hai iniziato a studiarlo?

Viola [28:56] Io sto facendo Duolingo. Sono arrivata qua sperando di trovare il posto e non perdermi in mezzo alle campagne olandesi. L’avevo cominciato all’inizio, poi ho perso un po’ la motivation per andare avanti; adesso invece, appunto col ragazzo olandese, che mi aiuta a correggermi, che mi aiuta meglio a capire le parole, l’uso delle parole, ecc. diventa anche un po’ più divertente.

Daniele [29:30] E quindi, raccomanderesti Duolingo per chi–

Viola [29:34] Raccomando Duolingo, si. Però, secondo me, ci vuole anche altro. Si ha bisogno magari di un po’ più di grammatica, qualche video per sentire bene come parlano, perché le voci sono molto meccaniche; quindi, si ha bisogno anche di altri supporti. Però come, diciamo, come base, si riesce a imparare, adesso non sono molto avanzata sono al “presente”, “aggettivi” e cose del genere, però si impara già qualcosa che può essere utile. Il problema è poi cominciare effettivamente a parlare olandese, perché non penso che mi metterei a parlare col mio assolutamente olandese basico, dire qualche parola in olandese ai miei colleghi perché loro fanno: “Non ho capito! Cosa stai dicendo?”.

Torno a parlare inglese! Va bene così!

Daniele [30:25] Viola, ti ringrazio molto per la chiacchierata e per tutte le cose interessanti che ci hai detto, soprattutto il discorso università e trasferirsi per fare un dottorato. Ti ringrazio.

Viola [30:36] Rimango a disposizione se poi qualcuno, eventualmente, ha altre domande più specifiche.

Daniele [30:40] Grazie mille e buon weekend!

Viola [30:43] Buon weekend e passatela bene! Ciao! A presto!

Daniele [30:45] Ok! Ciao!

 

Durata: 31 minuti

 

 

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Daniele Besana

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